Studenti a fianco dei nostri manager: intervista a Alice e Paolo
A novembre 2021, Growens è entrato nel vivo del progetto MyMentor, condotto dall’Università Cattolica del Sacro Cuore fin dal 2015. L’iniziativa offre la possibilità agli studenti di affiancare un professionista che ricoprirà il ruolo di mentore, trasmettendo loro le proprie conoscenze e spunti utili per la crescita professionale.
I professionisti che hanno ricoperto il ruolo di mentor, rappresentando Growens all’interno di questo progetto, sono stati Matteo Monfredini, Presidente & Chief Financial Officer, e Michele Cappellini, Chief Information Officer del Gruppo.
I nostri manager hanno affiancato rispettivamente Paolo Arnanno e Alice Michetti, studenti del primo anno del corso di laurea magistrale in Innovazione e Imprenditorialità Digitale della sede di Cremona.
Il progetto MyMentor
MyMentor nasce nel 2015, nella sede di Piacenza dell’Università Cattolica, con lo scopo di costruire un ponte tra l’Università e il mondo del lavoro, creando un network di professionisti giovani che possa essere utile poi nello sviluppo della loro carriera lavorativa.
Il progetto consiste nell’abbinamento di un mentor – professionista affermato – ad un mentee – studente selezionato – per un periodo di circa sei mesi, durante il quale i mentee affiancheranno i propri mentor, supportandoli nelle loro attività lavorative quotidiane.
Durante questa collaborazione i mentor avranno il compito di dispensare consigli agli studenti su come affrontare diverse sfide, riguardanti sia l’università che il lavoro, svolgendo così il ruolo di guida e consigliere.
Questa interazione continua tra mentor e mentee consente di instaurare una relazione interpersonale di aiuto, sostegno e sviluppo che potrebbe continuare anche dopo il termine della collaborazione.
Growens non poteva certamente tirarsi indietro da questo progetto. Da sempre supporta e ricerca nuovi talenti e per questo motivo ha accolto di buon grado la possibilità di supportare dei giovani promettenti, accogliendo i due studenti che hanno partecipato al progetto.
Passiamo ora la parola a Paolo e Alice, per ascoltare la loro esperienza durante questo programma di mentorship in Growens.
Potreste presentarvi e condividere con noi le vostre impressioni sul progetto MyMentor?
Paolo: “Mi chiamo Paolo Arnanno, sono laureato in Economia Aziendale e al momento sto concludendo il primo anno del corso di laurea magistrale in Imprenditorialità e Innovazione Digitale, all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Cremona.
Nel tempo libero adoro giocare ai videogiochi e fare sport: ho praticato per molti anni calcio e basket e al momento mi sto cimentando nel crossfit.
Durante questo programma di mentorship ho avuto la fortuna di affiancare Matteo Monfredini, con il quale mi sono trovato subito a mio agio. Il rapporto è stato informale e fin dal primo incontro ci siamo trovati a parlare di numerosi argomenti, senza avere in mente un percorso ben preciso che è stato delineato strada facendo.
Inizialmente, abbiamo analizzato il modus operandi di Growens in generale per poi scendere nel dettaglio, focalizzandoci su alcuni processi che stavano avendo luogo all’interno dell’azienda e altri di mio specifico interesse, come il merge e l’acquisizione. Questo è stato utile per avere una overview generale ed entrare nella pratica delle cose”.
Alice: “Io sono Alice Michetti e, come Paolo, sono laureata in Economia Aziendale e frequento il corso di Innovazione e Imprenditorialità Digitale all’Università di Cremona.
Sono una ragazza curiosa, con tanta voglia di fare e di mettermi in gioco. Nel tempo libero adoro praticare attività fisica, nello specifico mi piace molto correre ed andare a fare lunghe camminate per le zone della Versilia, da cui provengo.
Durante il progetto “MyMentor” sono stata seguita da Michele Cappellini, con il quale mi sono trovata in sintonia rapidamente. È sempre stato disponibile e, sebbene l’esperienza si sia conclusa intorno al mese di maggio, stiamo continuando a portare avanti questa collaborazione.
Dopo tutti gli incontri che abbiamo fatto, gli ho chiesto se potessi trascorrere una giornata in azienda e lui è venuto incontro a questa mia richiesta: vivere l’azienda”.
Siete soddisfatti dell’esperienza?
Alice: “Per me è stata davvero una grande opportunità che non tutte le università offrono. Ci ha consentito di vedere e mettere in pratica ciò che abbiamo sempre studiato, senza fermarci all’aspetto puramente teorico.
Certamente, il confronto con persone esperte come il team di Michele, è stata un’occasione per fare luce su questo punto.
Inoltre, in molte riunioni a cui ho partecipato con Michele ho avuto modo di vedere in che modo molti concetti affrontati all’università vengono poi applicati a progetti concreti”.
Paolo: “L’esperienza è sicuramente stata interessante. In particolar modo, non mi aspettavo di vivere in maniera così informale e di inserirmi così facilmente in un contesto lavorativo così strutturato.
Non ho avuto alcuna difficoltà ad entrare in relazione con Matteo: anche ora che il progetto è giunto al termine, continuiamo a sentirci spesso. Ultimamente mi ha anche aiutato con un progetto al quale sto lavorando”.
Cosa portate a casa da questa esperienza?
Paolo: “Sicuramente mi porto a casa il fatto che in azienda non sempre ci si trova di fronte a situazioni lineari, come presentano i libri di testo.
Rispetto a quanto possiamo apprendere dai nei libri all’università, la realtà è molto più complessa. Ad esempio, Matteo mi è sembrato sempre molto indaffarato a risolvere un problema dopo l’altro.
Mi porto a casa la possibilità di aver potuto affiancare un manager di un’azienda quotata in Borsa e che quindi deve seguire precise policy. Ho apprezzato anchela possibilità di conoscere persone con un grande livello di esperienza, da Cinzia Marini (Head of Data, Analytics & Integration) a Eugenio Colazzo (Cyber Security Manager).
Tutte le persone con le quali ci siamo confrontati sono professionisti da cui traspare una grande competenza, essenziale in un contesto del genere”.
Alice: “Ho sicuramente compreso come l’esperienza sia fondamentale tanto quanto la teoria, se non forse di più.
Questo perché la teoria consente di arrivare fino ad un certo punto, ma solo con l’esperienza è possibile capire realmente come gestire particolari situazioni ed avere così una marcia in più.
Inoltre, ho compreso come in azienda non avvenga sempre tutto in maniera lineare, come ci viene spiegato in università. L’azienda è in continua evoluzione, è una realtà dinamica e per farla funzionare al meglio bisogna avere una visione molto ampia”.
C’è stato qualche aspetto del lavoro in Growens che vi ha colpito maggiormente?
Alice: “La prima volta che Paolo ed io siamo venuti in ufficio insieme, ci siamo ritrovati nella sala riunioni insieme a Michele e a Matteo, che durante quell’incontro hanno condiviso con noi gli obiettivi dell’azienda, le Business Unit presenti all’interno del Gruppo e i progetti ai quali stavano lavorando, tra cui l’acquisizione di Contactlab.
È stato in quel momento che mi sono resa conto di quanto l’azienda fosse strutturata. Fino ad allora avevo solo letto di aziende simili, ma il fatto di ritrovarmi dentro ad una realtà del genere è stata davvero una sorpresa.
Inoltre, Growens attribuisce una grande importanza al networking e ed è altamente digitalizzata. Qui tutti lavorano da remoto o nelle proprie sedi lontane tra loro, e nonostante tutto ho potuto notare come siano ben collegati tra loro.
Esiste una struttura di base che consente di parlare con qualunque collega come se fosse nell’ufficio accanto, riuscendo ad annullare la distanza fisica. Questo aspetto mi ha piacevolmente sorpreso”.
Paolo: “Personalmente, mi ha colpito molto il discorso pronunciato da Matteo e Michele in sede di presentazione. Ci hanno parlato subito delle differenze culturali presenti nei vari team e nelle diverse business unit e come queste differenze potessero essere una punto di forza ma al tempo stesso – se non gestite in maniera adeguata – potessero creare qualche difficoltà.
Ci hanno poi mostrato la chat di Slack [strumento utilizzato per le comunicazioni interne, n.d.r.] nella quale erano aperte numerose conversazioni e da lì ho compreso come l’interazione all’interno di questa azienda sia costante e essenziale.
È estremamente importante comunicare con tutti e fare in modo che tutti possano mettersi in contatto con te, soprattutto se si ricopre un ruolo di responsabilità e si è una persona su cui tanti fanno affidamento”.
Ora passiamo la parola a Michele Cappellini, Chief Information Officer di Growens, che ha ricoperto il ruolo mentor. Come hai vissuto questo progetto?
Michele: “Non appena è stato proposto a me e a Matteo di prendere parte ad un progetto di mentorship, abbiamo compreso quanto preziosa potesse essere questa opportunità. Era ciò di cui avevamo bisogno: contribuire alla formazione di futuri manager specializzati nella gestione di aziende digitali.
Non è la prima volta che supporto degli studenti, ma sono rimasto piacevolmente colpito da come fosse strutturato questo progetto e l’esperienza è stata molto interessante.
Tutti gli studenti – nel caso specifico Paolo e Alice – si sono rivelati pienamente motivati, dimostrando di possedere una grande preparazione e di saper fare le giuste domande.
Non è un’esperienza banale, richiede del tempo specifico da dedicare ai ragazzi e all’università ma è un’iniziativa che rifarei assolutamente. Personalmente, è un’attività che mi piace molto e inoltre, trovo porti valore all’azienda stessa”.