La design community e il potere dell’improvvisazione
A più di due anni dalla nascita della Design Community, dopo aver attraversato una pandemia e completato l’acquisizione di Contactlab, il vasto gruppo di designer di Growens sentiva la necessità di incontrarsi dal vivo.
Cercavamo uno strumento per aiutare i nostri colleghi, designer e non designer, a estrarre il valore migliore da un periodo di cambiamenti. Volevamo parlare con loro e far emergere quei meccanismi di resistenza al cambiamento, di timore nell’uscire dalla propria zona di comfort e nel mettersi in gioco che spesso ostacolano la crescita e l’evoluzione.
Il Summer Party 2022 per festeggiare il ventennale del Gruppo è stato un ottimo momento per riunire tutti e svolgere un’attività interattiva di consolidamento della Design Community, attraverso i messaggi e i valori del gruppo.
L’improvvisazione come strumento di evoluzione
Abbiamo deciso di svolgere una lezione di improvvisazione aziendale con il supporto di Patrizio Cossa, un “formattore”, ovvero un improvvisatore e formatore professionista. Un improvvisatore è un attore i cui spettacoli mutano in continuazione, a seconda del pubblico in sala, degli spunti della serata e del contesto in cui si trova.
Con Patrizio ci siamo focalizzati sull’improvvisazione: una competenza che non serve solo per costruire uno spettacolo o per andare sul palco, ma che può essere fondamentale nella vita professionale di tutti i giorni.
L’improvvisazione è utile specialmente in un contesto come quello che i partecipanti al workshop stanno vivendo: persone appena entrate in azienda oppure arrivate da un’altra realtà dopo un’acquisizione, che scoprono e collaborano con team totalmente nuovi.
Abbiamo quindi chiesto a Patrizio di lavorare su tre parole chiave: la reattività, l’ascolto e l’accettazione dell’altro.
Il metodo che abbiamo seguito, quello di improvvisazione aziendale, ci ha permesso di apprendere le informazioni con un approccio diretto e in prima persona. Abbiamo trascorso tre ore interiorizzando sul campo specifici valori: accettare la proposta, aumentare l’ascolto e gestire l’ansia.
Il workshop
L’approccio seguito dal nostro formattore è quello di edutainment (education & entertainment), che permette di rendere la formazione ancora più performativa e funzionale.
Dopo una prima parte di riscaldamento, i 18 partecipanti hanno messo in scena alcune piccole rappresentazioni guidate dal formattore, per applicare praticamente quanto appreso durante la prima parte.
Alcuni esempi che ci piace raccontarvi, che riassumono bene il clima e l’impatto sui partecipanti:
Zattera con scambio dei nomi
Il farmattore ha chiesto di immaginare di trovarsi su una zattera sull’acqua che occupava l’intera stanza a disposizione. Muovendosi nella stanza in modo uniforme (idealmente per mantenere la zattera a galla), quando si incontrava qualcuno bisognava stringere la mano e “scambiarsi” il nome, prendendo ciascuno il nome dell’altro. A ogni nuova stretta di mano viene “scambiato” l’ultimo nome ricevuto, e così via fino a ritrovare il proprio nome.
A quel punto, ci si stacca dal gruppo e si esce dalla “zattera”.
Questa attività era mirata al miglioramento dell’ascolto, della concentrazione e del gioco di squadra.
L’obiettivo del singolo non era trovare il proprio nome, ma fare in modo che l’altro lo capisse bene per poter concludere l’esercizio tutti insieme.
Il risultato di più sessioni è stato sorprendente: anche se l’attività sembrava semplice, l’esercizio non si è mai concluso correttamente.
All’interno del gruppo risuonava più volte un nome che era già uscito, segno che qualcuno aveva ripetuto il nome sbagliato a causa di una mancanza di ascolto e concentrazione. Per portare a termine l’attività occorreva rallentare e ascoltare con più attenzione il nome che ci veniva passato.
Televendita
Divisi in coppie, abbiamo dovuto acquisire in un minuto quante più informazioni possibili sul nostro compagno per poi successivamente poterlo “vendere” come in una televendita, sottolineandone i punti di forza e trasformando le eventuali debolezze in opportunità.
Questa attività ci ha permesso di conoscere meglio l’altro in poco tempo, ascoltare, interpretare e sintetizzare le informazioni che ci forniva. Durante la fase di “vendita” è stato sorprendente come le singole persone siano riuscite a trovare i punti di forza nell’altro e a condividerli facendo conoscere a tutti queste caratteristiche.
Pallina con i nomi
Disposti in cerchio, dovevamo passarci una pallina di energia, battendo le mani e indicando con gli occhi la persona a cui volevamo lanciarla.
Chi la riceveva si doveva girare verso un altro partecipante e lanciarla senza mai far calare l’energia. Capito il meccanismo, è stata inserita la variante di chiamare per nome la persona a cui si stava per lanciare la pallina: se non ci ricordavamo il nome, dovevamo chiederlo. L’obiettivo era lanciare la pallina a persone sempre diverse.
Questo ci ha portati a scontrarci con il fatto di non ricordarci i nomi e ci ha obbligati a uscire dalla zona di comfort, prestando attenzione alle persone intorno a noi. La difficoltà di alzare la mano e chiedere aiuto è una barriera mentale che durante questo esercizio è stata affrontata e analizzata anche nel contesto lavorativo.
Racconta una storia – una parola a testa
Divisi in piccoli gruppi, abbiamo ricevuto l’input di raccontare una storia indicata dal formattore, utilizzando soltanto una parola a testa.
Questo gioco ci ha aiutato a migliorare la capacità di ascolto, la propensione ad accettare la proposta dell’altro e la capacità di stare nel qui e ora, senza pensare a come finirà la storia e senza indirizzarla verso la propria visione, giacché quasi sicuramente ogni parola può far cambiare la direzione.
Questa attività è servita a lavorare in gruppo, creando fiducia negli altri e accettazione delle proposte dell’altro, portando a un arricchimento della visione finale che da soli non si sarebbe potuta creare.
Quando si gioca, si gioca seriamente
Come indicato in apertura di questo articolo, l’obiettivo di questa attività era scardinare gli ostacoli – spesso passivi o inconsci – che bloccano la conoscenza reciproca e l’evoluzione nei periodi di cambiamento.
La stessa partecipazione a questo momento, così diverso dai soliti meeting di induction, era una sfida. Ma è stata superata, grazie anche a leader di team future thinking che hanno compreso un concetto fondamentale (cioè che le performance oggettivamente aumentano grazie a queste attività di condivisione/conoscenza) e hanno supportato la partecipazione dei loro team a questo evento.
E così, durante il workshop, così come poi nel lavoro cross team e cross Business Unit, dopo un breve inizio di conoscenza e di naturale imbarazzo, il gruppo si è buttato a capofitto nel meccanismo dell’improvvisazione e ha vissuto la vera essenza del “gioco” nella accezione che hanno i bambini: quando si gioca, si gioca seriamente.
L’articolo originale è stato pubblicato sull’Innovation Blog di Growens.
Foto di Gabriele Zanon.
Articolo di Andreea Cozma,
Junior UX designer, Growens